Pagina web di Loredana Vincenzi e Sergio Casella
| Un po' di... ITALIANITA' 
 
			
			 
 Storia della Bandiera 
 
			Il primo tricolore italiano nasce il 7 
			gennaio 1797 a Reggio Emilia come bandiera della Repubblica 
			cispadana proposto da Giuseppe Compagnoni (Lugo di Romagna 1754 - 
			Milano 1833). Non è così però per il professor Giuseppe Giovanelli 
			secondo cui la bandiera bianco, rosso e verde divenne simbolo civico 
			nazionale al Fariolo con 80 giorni di anticipo rispetto a Reggio 
			Emilia. In base ad un documento riguardante la seduta comunale del 
			22 ottobre 1796, in cui si trattava l’unione dei paesi di Felina e 
			Braglia alla Repubblica di Reggio, risulta che gli abitanti di 
			Fariolo chiedono al plenipotenziario, venuto da Reggio in 
			rappresentanza del governo cittadino, di poter adottare la bandiera 
			tricolore. Ora, com’è noto, la prima adozione del tricolore come 
			bandiera nazionale è uno degli atti del Congresso Cispadano, 
			apertosi a Reggio il 27 dicembre 1796. In quell’occasione si 
			radunarono i rappresentanti del Congresso, decretando la nascita 
			della Repubblica Cispadana, che comprendeva i territori di Bologna, 
			Ferrara, Modena e Reggio. L’assemblea si componeva di 110 delegati e 
			di essa venne nominato presidente effettivo il ferrarese Carlo 
			Facci. Le sedute del congresso risultarono spesso burrascose a causa 
			della novità di ritrovarsi insieme a discutere, ma si dimostrarono 
			produttive nella crescita di una coscienza comune. Nella famosa 
			riunione del 7 gennaio 1797 il sacerdote Giuseppe Compagnoni fa 
			decretare “[...] che lo stemma della Repubblica Cispadana sia 
			innalzato in tutti quei luoghi ne’ quali è solito che si tenga lo 
			stemma della sovranità” e che “l’era della Repubblica Cispadana 
			incominci dal primo giorno di Gennaio del corrente anno del 1797". 
			Egli inoltre propone che lo stendardo o bandiera Cispadana, formato 
			dai colori verde, bianco e rosso, sia reso universale. Tale delibera 
			venne resa effettiva nella seduta del 21 gennaio tenutasi a Modena, 
			dove erano stati spostati i lavori del congresso. Ora, dagli archivi 
			comunali di Reggio, fra i documenti dell’anno 1796 che riguardano la 
			richiesta dei diversi comuni per riunirsi alla città, vi è quello 
			della già citata seduta del consiglio comunale del 22 ottobre 1796, 
			tenuta presso il palazzo comunale del Fariolo, allora ancora sede 
			del Comune di Felina. L’ordine del giorno, che venne discusso alla 
			presenza dell’avvocato Antonio Francesco Rondoni, rappresentante 
			plenipotenziario reggiano, era composto da dodici punti e il settimo 
			di questi era così formulato: “Potrà il Popolo suddetto distruggere 
			la bandiera dell’ex feudatario e farne una tricolorata colle parole: 
			Libertà, Egualianza”.Quindi, risulterebbe che la bandiera tricolore 
			“sventolò” per la prima volta al Fariolo ben in anticipo quindi 
			rispetto alla città di Reggio Emilia. Ora, che la data del 22 
			ottobre (giorno della discussione) debba anche ritenersi quella 
			dell’approvazione di tale richiesta, può desumersi dal fatto che tra 
			i punti discussi e riportati mancano il quinto e il sesto. Ciò fa 
			supporre che siano stati trascritti solo gli argomenti discussi e 
			approvati. C’è da chiedersi come mai i Felinesi furono così 
			tempestivi nel domandare di adottare la bandiera tricolore. I 
			Felinesi dimostrarono sempre atteggiamenti rivoluzionari e il Comune 
			era allora un feudo del Conte Chiodini, collaboratore dell’ultimo 
			Duca di Modena e ispiratore della sua politica. Essi erano adirati 
			nei confronti del Conte Chiodini per il fatto che aveva soppresso le 
			confraternite, trasformandole in “Opera Pia” laica, con relativo 
			incameramento dei beni, con i quali i Felinesi mantenevano una delle 
			più ragguardevoli scuole superiori. Bisogna da ultimo aggiungere che 
			abbiamo altre testimonianze, precedenti il 22 ottobre, che attestano 
			come vi fosse già una diffusa sensibilità nell’identificare i colori 
			bianco, rosso e verde come simbolo della libertà e della nazione 
			italiana. Infatti, il 19 ottobre 1796 venne dato a Novellara un 
			pranzo in onore di Napoleone. Nei documenti che testimoniano 
			quest’avvenimento si legge: “ I Quattordici, con i cingoli a tre 
			colori, si recavano festanti ad incontrare il generale”. Più avanti, 
			nello stesso documento si dice che alle domande di Napoleone 
			riguardanti il motivo della carcerazione dell’avvocato Giuseppe 
			Quoghi, giudice di Novellara, gli fu risposto che “fece atterrare 
			l’albero della libertà a Bagnolo, secondo paese degli ex conti 
			Gonzaghi, dipinto a tre colori, coccarda italiana nazionale rosso, 
			verde, bianca. Sembra quindi di poter concludere che è in queste 
			occasioni che va ricercata la prima origine del tricolore come 
			simbolo della futura nazione italiana. Esso infatti era già stato 
			adottato come distintivo di divisioni militari (8 ottobre 1796, 
			Legione Militare Lombarda), ma una cosa è un vessillo militare, 
			altra è un simbolo, termine di difficile definizione, ma senza 
			dubbio espressione di un sentimento comune ampio e partecipato. |