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Lettera al direttore

 


Non firmerò mai ipocrite sollecitazioni per la chiusura o la limitazione dei gioco d’azzardo benché sia convinto che vada assolutamente vietato!

 


Il concetto che va posto in risalto, sia per rispondere ad Alessandro Bertoldi che al direttore dell’ Alto Adige, relativamente al gioco d’azzardo e alle polemiche che nascono quotidianamente attorno a questa seria problematica, è l’ipocrisia politica e mediatica con il quale il fenomeno viene affrontato e al quale mi rifiuto di partecipare: l’ onestà intellettuale, la moralità e l’etica, più umana che politica, me lo impongono! Senza volere girare il dito nella piaga di un Comune di Bolzano che partecipa, ovviamente in modo strumentale, alle crociate contro le slot e poi affitta i locali comunali al più grande Casinò provinciale, dimostrando la solita “coerenza encomiabile” a cui il Sindaco e l’ex presidente della Caritas, oggi assessore, ci hanno abituati, va rilevata l’inconsistenza pratica di raccolte di firme finalizzate alla chiusura o alla limitazione del gioco quando le stesse vengono sottoscritte da esimi politici locali con referenti parlamentari romani i quali, a maggioranza, hanno approvato questa “pratica” che, senza dubbio, porta benefici economici allo Stato e, contemporaneamente, rovina irrimediabilmente un infinità di famiglie. Ma davvero qualcuno in buona fede pensa che in una realtà capitalista esasperata, che è immersa nell’immoralità in ogni suo fare, dovrebbe esserci interesse da parte dello Stato per salvare le famiglie dal martirio del gioco rimettendoci pesanti entrate fiscali? Davvero qualcuno spera che in una nazione governata dal PIL e dallo Spread più che dalla meritocrazia, dallo stato sociale e dalla libertà di scelta democratica, “come dovrebbe essere”, si possa davvero pretendere che il sistema politico dia più attenzione all’etica e alla morale invece che alla tassazione fiscale? Con un tentativo forse troppo audace e quindi forse un po’ incomprensibile nell’esprimersi, il giovane Bertoldi vuole porre in evidenza questa incoerenza e, più che il parallelo con le “case chiuse” che anche noi riteniamo da sempre debbano ritornare agli antichi “usi”, ci sta l’esempio con l’alcool e il fumo. Non si può infatti affermare che l’abuso di alcool, fenomeno purtroppo sempre più presente soprattutto fra i giovani, non abbia rovinato persone e distrutto intere famiglie, portando anche a gesti di inaudita violenza fisica e morale, o che il fumo non abbia provocato, e continui a provocare, danni incalcolabili sulla salute dei singoli e sulle casse pubbliche sanitarie di tutta la Nazione. Ma la tassazione, imposta da sempre sugli alcoolici e sulle sigarette, evidentemente compensa abbondantemente le spese pubbliche sanitarie e sociali in una comunità governata, in un modo politico inaccettabile, da chi è portato a ragionare prioritariamente sulla base degli interessi fiscali più che sulla moralità, sulla salute pubblica e sul mantenimento etico e dignitoso delle famiglie. Perché quindi abolire il gioco d’azzardo se non si è mai pensato di eliminare gli effetti negativi legati alla vendita di alcoolici o dei tabacchi e, ancora di più, in uno Stato in cui non si è ancora adottato un sistema convincente per combattere l’uso sconsiderato di sostanze stupefacenti?



Bolzano, 26 marzo 2012
                                                               

Donato Seppi

UNITALIA


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